L'Equilibrio tra Autenticità e Pressioni Sociali nell'Inclusione Aziendale

 

Una riflessione immaginaria di un imprenditore.

Al giorno d’oggi, l'inclusione e l'accettazione delle diversità sono diventate un mantra dei guru della cultura aziendale moderna. Tuttavia, da imprenditore, mi sento in conflitto con l'idea di esprimere apertamente questi atteggiamenti e sentimenti, sia a livello personale che professionale.

Mi trovo infatti in difficoltà su diversi piani.

Credo che esprimere sentimenti di accettazione e inclusione solo per adattarsi alle aspettative sociali vada contro la mia natura autentica. Per me le relazioni genuine si devono basare sulla sincerità piuttosto che su una maschera di politica corretta. Sentirmi obbligato ad esprimere apertamente accettazione delle diversità potrebbe avere su di me effetti controproducenti, generando risentimento, rabbia e portarmi a reazioni negative piuttosto che a una vera e propria comprensione. Ritengo importante si riconosca che la coercizione non è un efficace mezzo di cambiamento d'opinione.

Provo sentimenti di irritazione quando mi sento sotto pressione da parte di coloro che si considerano paladini delle diverse cause sociali. Quando mi sento giudicato da coloro che si considerano "giusti" e "inclusivi". Il quasi obbligo di manifestare un impegno incondizionato per l'inclusione mi fa sentire di essere messo alla berlina, quando le mie opinioni non coincidono con il consenso predominante. Mi sento criticato, invece di essere ascoltato per conoscere mia prospettiva.

Secondo me assecondare l’idea dominante e l'aspettativa che i dipendenti debbano essere "coccolati e riveriti" non tiene in debito conto la realtà delle dinamiche aziendali. Sento personalmente la responsabilità di mantenere un equilibrio tra stimoli e risultati tangibili. Cerco di farlo in modo pragmatico, e sono convinto che un ambiente di lavoro sia più efficace quando basato sulla meritocrazia, piuttosto che sull'ipocrisia di un'accettazione forzata.

Mi sento a volte a disagio in certe situazioni che vivo e vorrei che il rispetto delle opinioni diverse fosse un principio fondamentale, rispettato da tutti. Ebbene in quei tutti voglio esserci anch’io. Non pretendo di avere ragione a priori, ma qui in azienda sono chiamato a dirigere, gestire e decidere. Lo voglio fare con convinzione e genuinità e non sulla spinta di un pensiero collettivo appiattito sul “politicamente corretto”. Sono convinto che l'obbligo di conformarsi a un'unica visione di inclusione potrebbe ostacolare la possibilità di apprendere e crescere attraverso il confronto di idee.

Comprendo e condivido il valore dell'inclusione e l'accettazione delle diversità e cerco di realizzarlo nella mia azienda, è importante però che venga riconosciuta l’esistenza di diverse prospettive sulla questione. Mi preme mettere in luce il conflitto che esiste tra l'adesione ai dettami sociali e la propria autenticità, senza sminuire l'importanza di rispetto e comprensione reciproci. In un mondo in cui le idee divergenti sono preziose, è fondamentale trovare un modo per abbracciare la diversità di pensiero senza giudicare coloro che scelgono di esprimersi in modo diverso. L’approccio di inclusione delle diversità deve essere senz’altro anche questo.

Un’adesione alla rete di imprese AITI4Welfare potrebbe essere un’ottima idea per accedere ad un Network che crea opportunità cercando di lasciare fuori i giudizi ed i pregiudizi.

 
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